Anche il calcio si sta globalizzando?
In un mondo che corre sempre più veloce nel quale vige la legge del più forte economicamente che mangia il più debole, in un’epoca dominata dalla paura, dalle incertezze sul futuro, e dalle pochissime opportunità lavorative da offrire ai giovani, i più grandi controsensi e le maggiori contraddizioni si vedono soprattutto nel mondo del pallone. Basta pensare solo per un attimo che la stragrande maggioranza delle persone che ha un lavoro ‘normale’ porta a casa uno stipendio che (per i più fortunati) a stento arriva sui 1500 € al mese, e paragonarlo agli 8-10 milioni di euro all’anno che invece guadagna un top player di un top club, che viene già voglia di odiare il calcio con tutte le proprie forze.
Perchè tutto il mondo degli attivisti impegnati nella lotta alla globalizzazione non ha mai preso in considerazione l’idea di fermare la giostra del calcio? Perchè non dare un bel ‘giro di vite’ a tutto l’ambiente, anno dopo anno sempre più nell’occhio del ciclone per la quantità impressionante di denaro che riesce a muovere? Strano che nessuno abbia mai mosso un dito, eppure ce ne sarebbe davvero bisogno visti i prezzi e gli stipendi dei giocatori, e considerati gli incassi faraonici dei club grazie a diritti televisivi, sponsors, e proventi derivanti da partecipazioni a competizioni internazionali di prestigio come la Champions League; certi movimenti andrebbero controllati con maggior attenzione.